Smaltimento Pannelli Fotovoltaici, un’opportunità da non sottovalutare

smaltimento-fotovoltaicoSe ancora oggi l’attenzione dell’opinione pubblica è puntata soprattutto sui possibili sviluppi del fotovoltaico e su una possibile svolta del mercato energetico in direzione delle fonti rinnovabili, c’è un aspetto spesso sottovalutato, ma allo stesso tempo importante. Lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici, infatti, si prefigura come la possibile leva per un giro d’affari a sei zeri. Ad affermarlo è Irena, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, in un report dedicato proprio al business per la gestione dei rifiuti derivanti dal fotovoltaico in cui analizza i possibili sviluppi del settore nell’arco dei prossimi 15 anni.
Se infatti ad oggi l’indotto creato intorno alle attività di recupero di materia dai pannelli solari a fine vita, compone una fetta tutto sommato marginale del mercato dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, nel termine indicato potrebbe addirittura diventare un primattore del comparto. Il motivo di questa previsione, secondo Irena, risiede nel fatto che dalle odierne 250mila tonnellate di rifiuti da pannelli fotovoltaici si dovrebbe passare entro il 2030 a ben 1,7 milioni di tonnellate. Il controvalore della materia riciclabile che potrebbe essere ricavato dai moduli a fine vita è stimato dall’Agenzia nell’ordine di circa 450 milioni di dollari, fornendo materiale sufficiente per la fabbricazione di 60 milioni di nuovi pannelli. Se poi si allarga il giro d’orizzonte ai prossimi 35 anni, i sei zeri potrebbero addirittura diventare nove, se si pensa che entro il 2050 dovranno sottoposti a trattamenti adeguati rifiuti derivanti dalla fine vita dei pannelli per un totale che si andrà ad attestare tra i 60 e i 78 milioni di tonnellate. Una montagna di rifiuti che rischia di trasformarsi in una vera colata d’oro, dando luogo a materiali per un controvalore di 15 miliardi di dollari, tali da consentire la produzione di oltre due miliardi di nuovi moduli.
Cifre che già dal primo esame fanno ampiamente comprendere come lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici si vada a prefigurare come un grande affare, tanto da richiamare grandi gruppi pronti a posare le loro mani su un settore così promettente.
La dismissione dei pannelli più vecchi
Come si può facilmente comprendere, sino a questo momento lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici è stato abbastanza marginale proprio in considerazione della relativa giovinezza di una tecnologia che si trova ancora nella sua fase iniziale. Basti pensare che per la maggior parte, i pannelli sono stati adottati a partire dall’inizio del nuovo millennio e che quindi le necessità di smaltirli sono state molto contenute. L’avanzata degli anni, però, non potrà che spingere alla dismissione sempre più pronunciata dei pannelli più datati.
Come ormai ripetuto più volte, la vita media dei moduli fotovoltaici dovrebbe essere limitata ai 30 anni, anche se all’atto pratico molti di loro funzionano bene anche oltre questo lasso di tempo. Se quindi si considera che le prime installazioni sono arrivate alla fine del precedente millennio, proprio il 2030 è indicato dagli addetti ai lavori come la data che potrebbe segnare una fase di grande espansione per lo smaltimento di pannelli fotovoltaici. In quell’arco di anni, dovrebbe aumentare in maniera progressiva la necessità di trattarne la dismissione, con un fortissimo impulso alle già vertiginose cifre riguardanti i flussi globali di rifiuti elettrici ed elettronici. A tal proposito va ricordato come nel 2014, soltanto la millesima parte delle 41,8 milioni di tonnellate di Raee generati complessivamente a livello mondiale era rappresentata da pannelli fotovoltaici. Un dato destinato ad incrementarsi in maniera esponenziale entro il 2050 quando, secondo Irena, la quantità di moduli dismessi potrebbe arrivare a superare un decimo del totale.
Come trasformare una possibile minaccia in un grande occasione
Quando si parla dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici, diventa abbastanza naturale pensare allo stesso come una possibile minaccia. Un atteggiamento difensivo derivante anche da esperienze pregresse, come quella riguardante il nucleare, per il quale non si sa ancora come poter dismettere i materiali contaminati. La dismissione dei pannelli fotovoltaici più anziani, potrebbe dar luogo ad un flusso di rifiuti imponente soprattutto a partire dal 2030, una data indicata dagli addetti ai lavori come una sorta di day after, in quanto proprio da quell’anno dovrebbe iniziare un processo massiccio teso a sostituire i moduli con la maggiore anzianità di servizio.
Per riuscire a trasformare la minaccia in una occasione economica, con larghe ricadute anche sul fronte occupazionale, sarà però assolutamente necessario approntare un adeguato sistema di gestione. Un’esigenza che ha spinto la stessa Irena ad invitare senza mezzi termini governi e stakeholder a giocare d’anticipo sui tempi, indicando in particolare tre direttrici da sviluppare adeguatamente: la regolamentazione, gli investimenti e la ricerca.
Va infatti ricordato come ad oggi soltanto l’Unione Europea abbia provveduto ad adottare una serie di normative stringenti al fine di dare vita ad un quadro regolamentare in grado di guidare al meglio gestione dei rifiuti da fotovoltaico. Altri Paesi, invece, continuano a classificarli in qualità di rifiuti generici o industriali, mostrando una netta sottovalutazione di un fenomeno che invece dovrebbe essere affrontato per tempo, tramite l’adozione di una serie di regole specifiche tese alla raccolta e al riciclo dei pannelli a fine vita. Soltanto in questo modo si può evitare di sprecare una straordinaria opportunità, rendendo possibile una gestione oculata ed economicamente redditizia di volumi destinati a crescere in maniera impetuosa.
In tale prospettiva, sempre Irena afferma come sia assolutamente indispensabile usare come leva la ricerca, in quanto secondo gli estensori del rapporto, i materiali recuperati difettano molto spesso in termini di qualità proprio per le lacune attualmente dimostrate dai sistemi tesi al riciclo. Se non si vuole perdere una storica occasione di sviluppo, diventa quindi obbligatorio investire nella ricerca in modo da colmare una evidente lacuna rendendo infine possibile un riciclo pieno ed efficiente di materiali e componenti.

Source: preventivi.it