Quanto incide il cambiamento climatico sulla supply chain?
La mancanza di preparazione ad affrontare i cambiamenti climatici rende le supply chain di Brasile, Cina, India e Stati Uniti maggiormente esposte a rischi ambientali rispetto a quelle dell’Europa e del Giappone. Tuttavia i fornitori di Cina e India beneficiano dei maggiori rendimenti derivanti dagli investimenti mirati alla riduzione delle emissioni di gas di serra e dimostrano maggiore propensione alla collaborazione con tutti gli attori della catena del valore. Questi i principali risultati che emergono dalla ricerca pubblicata da CDP, organizzazione internazionale no-profit denominata in precedenza Carbon Disclosure Project, e Accenture.
Il rapporto “Supply chain sustainability revealed: a country comparison. CDP supply chain report 2014–15”, rappresenta la panoramica più completa a livello globale sui rischi e le opportunità inerenti al cambiamento climatico per la supply chain. La ricerca, che integra le informazioni del United Nations World Risk Report (“World Risk Report 2015”, Istituto per l’ambiente e la sicurezza umana dell’Università delle Nazioni Unite, si basa sui dati di 3,396 aziende fornitrici che lavorano per 66 realtà multinazionali, partner di CDP nel miglioramento dell’impatto ambientale delle loro filiera. Queste aziende spendono complessivamente ogni anno 1,3 mila miliardi di dollari per gli approvvigionamenti ed includono organizzazioni come Nissan Motor Co. Ltd., e Unilever plc.
Le informazioni relative al cambiamento climatico e la gestione delle risorse idriche fornite a CDP, sono riassunte in una matrice (a destra) che mette in relazione livelli di rischio, sostenibilità e capacità di risposta, che permette di comprendere meglio come i fornitori delle 11 (Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti sono stati identificati come i mercati di approvvigionamento più rilevanti per le realtà che collaborano con CDP e nei quali CDP possiede un maggiore quantitativo di dati. Il report contiene una ricognizione a livello globale e analisi focalizzate sui singoli paesi) principali economie globali operano per mitigare e gestire le issue ambientali.
«Mentre i rischi legati al cambiamento climatico e alle risorse idriche sono ormai evidenti, le implicazioni per i modelli complessi di supply chain sono più difficili da individuare e comprendere», sottolinea Paul Simpson, Chief Executive Officer di CDP. «Il fatto che le multinazionali stiano collaborando con migliaia di fornitori allo scopo di gestire meglio le sfide e le opportunità ambientali è incoraggiante. Queste aziende stanno guidando il progresso in risposta a problemi globali».
Simpson aggiunge: «È in particolare positivo il desiderio dei fornitori in Cina e in India di collaborare per ottenere un ritorno maggiore dalle di iniziative di riduzione delle emissioni. Questa predisposizione dovrebbe influenzare una crescita degli investimenti, che a loro volta avranno la capacità produrre maggior impatto all’interno di questi mercati ad alto tasso di inquinamento». «Malgrado un incremento nel numero di aziende che valutano e rendicontano le emissioni, è preoccupante il fatto che i fornitori mondiali, come emerge dai dati del report, stiano facendo progressi solo marginali o nulli nello sviluppo di catene di fornitura sostenibili, capaci di resistere ai rischi del cambiamento climatico e ai disastri naturali» commenta Gary Hanifan, Managing Director di Accenture Strategy. «La buona notizia è che le aziende, trasformando progressivamente le proprie catene di fornitura in network di filiere digitali, otterranno una maggiore visibilità dei processi end-to-end, una maggiore tracciabilità ed accesso ad informazioni per rendicontare il proprio progresso nell’adempimento sia delle normative che delle richieste dei clienti, oltre a mitigare i rischi relativi al cambiamento climatico». (Read More)