ECONOMIA CIRCOLARE – Documento di posizionamento strategico del MinAmbiente in consultazione pubblica fino al 18 settembre 2017

sole24ore_circulareconomy_04_federicomariani.itIl Ministero dell’Ambiente ha aperto una consultazione pubblica sul documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia“, che definisce l’inquadramento e il posizionamento strategico del nostro Paese sul tema, in continuità con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea.
La consultazione pubblica online, che termina il 18 settembre 2017, consente a chiunque, previa registrazione sul sito, di consultare e commentare il testo, onde favorire la collaborazione istituzionale e la partecipazione civica online; commenti che saranno visibili agli utenti registrati. Sarà possibile fornire il proprio contributo anche compilando un questionario a risposta aperta elaborato in modo specifico per l’audizione degli stakeholder. Inoltre – fa sapere il Ministero – i soggetti pubblici e privati interessati possono inviare, utilizzando l’apposito format, informazioni sulle migliori pratiche relative al tema dell’economia circolare.

Verso un modello di economia circolare per l’Italia
Nell’introduzione al documento si legge:
Il presente documento ha l’obiettivo di fornire un inquadramento generale dell’economia circolare nonché di definire il posizionamento strategico del nostro paese sul tema, in continuità con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea.

Tale documento costituisce un tassello importante per l’attuazione della più ampia Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile, contribuendo in particolare alla definizione degli obiettivi dell’uso efficiente delle risorse e dei modelli di produzione e consumo sostenibile. Sin dal secondo dopoguerra, caratterizzato dal rapido incremento di popolazione e miglioramento delle condizioni di vita, è emersa la potenziale contrapposizione tra crescita economica e tutela dell’ambiente. Numerosi documenti, a partire dal Rapporto “Limiti alla Crescita” del Massachusetts Institute of Technology e del Club di Roma del 1972, hanno segnalato le preoccupazioni connesse all’attuale modello di sviluppo economico basato su una crescita illimitata del consumo delle risorse disponibili e del capitale naturale: a dispetto delle opportunità dei sistemi di mercato moderni fondati sempre più su relazioni internazionali, strumenti finanziari innovativi e globalizzazione, esso rischia di compromettere la salvaguardia dei livelli minimi ecologici.

In questo quadro la grande sfida che l’Italia si troverà ad affrontare nel prossimo decennio è rispondere in modo adeguato ed efficace alle complesse dinamiche ambientali e sociali, mantenendo allo stesso tempo la competitività del sistema produttivo. È necessario mettere in atto un cambio di paradigma che dia l’avvio ad una nuova politica industriale finalizzata alla sostenibilità e all’innovazione in grado di incrementare la competitività del prodotto e della manifattura italiana, e che ci costringa anche a ripensare il modo di consumare e fare impresa.

L’Italia ha le caratteristiche e le capacità per farlo e deve cogliere questa opportunità per sviluppare nuovi modelli di business che sappiano valorizzare al meglio il Made in Italy e il ruolo delle Piccole e Medie Imprese (PMI). La transizione verso un’economia circolare richiede un cambiamento strutturale e l’innovazione è il cardine di questo cambiamento. La trasformazione digitale del sistema produttivo e le tecnologie abilitanti la c.d. industria 4.0 offrono già oggi soluzioni per rendere possibili e persino efficienti produzioni più sostenibili e circolari. Per ripensare i nostri modi di produzione e consumo, sviluppare nuovi modelli di business e trasformare i rifiuti in risorse ad alto valore aggiunto, abbiamo bisogno di tecnologie, processi, servizi e modelli imprenditoriali creativi che plasmino il futuro della nostra economia e della nostra società.
Il sostegno alla ricerca e all’innovazione sarà pertanto un fattore determinante per dare impulso alla transizione, che concorrerà anche a rafforzare la competitività e modernizzare l’industria. In questo processo, è importante considerare anche imprese ed occupati che possono risultare penalizzati. Riguardo alle imprese, bisogna accompagnare la cessazione delle attività obsolete preservando la ri-allocazione della forza lavoro in altri settori e la corretta dismissione degli impianti potenzialmente inquinanti. Per quanto riguarda la forza lavoro, è fondamentale che le risorse umane impiegate in settori ed imprese non più in linea con le esigenze dello sviluppo moderno e sostenibile non vengano escluse dal sistema socio-economico. Tali risorse vanno preparate ad occupare nuovi posti di lavoro, allineando le competenze alle attività produttive promosse e create dal processo di transizione. La creazione di nuovo lavoro (dignitoso e retribuito adeguatamente), dipenderà dal grado di innovazione del nostro sistema produttivo.  MM

Immagine: Federico Mariani